“LA MELATONINA"

L’ormone che allunga la vita

La melatonina è la molecola antiossidante più potente fino ad ora conosciuta.

E’ un ormone in grado di programmare l’orologio che regola l’invecchiamento del corpo ed è in grado di far retrocedere gli effetti devastanti del tempo. Gli scienziati che conducono studi sulla melatonina potrebbero presto essere in grado di scoprire la “ fonte della giovinezza”.

La melatonina viene a ragione indicata come il “ miracolo medico “ del secolo. I suoi benefici sono numerosi e tutti senza effetti collaterali; questo è più di quanto ci si possa attendere da qualsiasi farmaco.

La melatonina viene prodotta dalla ghiandola pineale che è situata tra i due emisferi cerebrali, ghiandola di colore bianco, avente la forma di una piccola pigna, del peso di 100-200 mg. Per molti anni questa ghiandola è stata considerata “ l’appendice del cervello”,   un organo involutivo, privo di una specifica funzione. Cartesio ( XVII secolo) le attribuiva la funzione di “ trait d’union” tra spirito e materia.

Solo alla fine degli anni 50 Lerner e coll. isolarono una sostanza prodotta dalla ghiandola pineale e la chiamarono “ melatonina”. I primi dati collegavano la melatonina alla regolazione di altre ghiandole endocrine e quindi la ghiandola pineale venne catalogata come un organo endocrino capace , con la sua secrezione ormonale, di regolare le funzioni endocrine di altri organi.  

Solo negli anno 60 e 70, scienziati del calibro del dottor Reiter cominciarono a scoprire le enormi potenzialità di questo “ orologio biologico” del corpo umano.

Gli Indù chiamavano la ghiandola pineale “ il terzo occhio del corpo” ed effettivamente questa ghiandola si può considerare un residuo di quello che in realtà era il terzo occhio delle specie animali primitive. Questa ghiandola, situata in profondità tra i due emisferi cerebrali, è connessa agli occhi da un canale diretto e  secerne melatonina in risposta a tempi di luce o di oscurità. In effetti  la produzione di melatonina  nella pineale è regolata da neuroni simpatici postgangliari che innervano la ghiandola e la produzione avviene con ritmo cicardiano,  principalmente durante la notte e nei mesi invernali. Quando c’è luce la secrezione viene bloccata. 

La melatonina è in grado di controllare i nostri cicli  di sonno- veglia e riduce gli effetti da Jet lag ( al viaggiatore si consiglia di assumere melatonina appena giunto a destinazione e prima di coricarsi, evitando luce forte, alcolici e caffeina) .

La presenza di quantità adeguata di melatonina induce il sonno e può ridurre ansia, crisi di panico ed emicranie mentre strapazzi abituali come lavori in turni, viaggi che implicano cambiamento del fuso orario superiore a tre ore  o cambiamenti repentini di orario possono ridurre drasticamente i livelli di melatonina e desincronizzare l’orologio biologico presente nel nostro corpo.

La produzione di melatonina aumenta notevolmente, passando da quantità quasi inesistenti al momento della nascita, per raggiungere il picco  nella tarda infanzia e poi  cadere drasticamente poco prima della pubertà, fino a diminuire più gradatamente  durante la terza età. Ciò giustifica una maggiore incidenza di insonnia tra gli anziani. I disturbi del sonno  e l’insonnia in età avanzata sono tutti riconducibile ad un basso livello di melatonina.

Molto spesso le persone sofferenti di insonnia ricorrono a farmaci. Tali medicinali però, pur se fanno dormire, interferiscono con la fase REM del sonno e lasciano la persona che ne fa uso spesso stanca anche dopo molte ore di riposo. I sonniferi, cioè, possono indurre il sonno ma non offrono un riposo corretto ed alcuni di essi possono anche ridurre drasticamente la produzione di melatonina.

I soggetti che ricorrono ai sonniferi scoprono di essere entrati in un circolo vizioso in cui si verifica la necessità di ricorrere sempre a più farmaci per indurre il sonno. La melatonina endogena, invece,è un prodotto naturale derivante dal triptofano e dalla serotonina  e permette di avere un sonno di qualità senza ricorrere a farmaci che producono stordimento.

Da un punto di vista puramente immunologico la scoperta più significativa è stata il legame delle funzioni della melatonina e il linfocita T-helper.

I linfociti T sono fra le cellule più importanti del sistema immunitario. Essi si formano nel midollo osseo, quindi migrano nella ghiandola “ timo” (per questo sono chiamati T), dove vengono addestrati a contrapporsi ad un particolare bersaglio. Un linfocita T può venire leggermente modificato perché risponda all’aggressione di un determinato virus.

Ciascun linfocita T ha un unico bersaglio. Quanto termina l’addestramento il linfocita T abbandona il timo e si mette subito a caccia del suo nemico. Nel nostro organismo ci sono perciò sempre miliardi di  linfociti T,  ciascuno alla ricerca del suo  specifico obiettivo.

Quando un linfocita T individua il proprio nemico, si attiva un complicato processo di produzione di miliardi di cloni . In questo modo l’organismo può passare dall’avere a disposizione un solo soldato in perlustrazione fino ad avere un vero  esercito ben equipaggiato nel volgere di pochi giorni.

Due sono i principali tipi di linfociti T che il nostro corpo produce: i linfociti T-killer,

che fanno parte del gruppo di attacco, e i linfociti T- helper, che dirigono l’intera operazione di difesa.

  

I linfociti T-helper coordinano altre  cellule del sistema immunitario, producendo un gruppo di sostanze chiamate” citochine” .Ciascuna citochina regola un gruppo

diverso di cellule, sopprimendo la crescita di alcune e stimolando la crescita di altre.

(fra le citochine figurano  le interleuchine, gli interferoni).

Senza i linfociti T-helper sarebbe come cercare di combattere una guerra con l’intero sistema di comunicazioni fuori uso! Ma quale è l’azione della melatonina in tutto questo processo? E’ questa la sensazionale scoperta di Maestroni e Conti. I due ricercatori hanno riscontrato l’esistenza di recettori della melatonina sui linfociti T-helper.

Quando una cellula possiede un recettore per un determinato ormone, questo significa che l’ormone svolge un ruolo significativo nella regolazione di tale cellula.

I due ricercatori svizzeri hanno dimostrato che la melatonina si unisce al suo recettore sul linfocita T-helper e viene messa in moto una serie di eventi che si verificano a cascata, primo fra questi la stimolazione di un fattore simile ad una importantissima citochina che si chiama “interluchina-4” (IL-4).

Tale fattore IL-4 , a sua volta, stimola un gruppo di altri componenti del sistema immunitario.

          LA MELATONINA STIMOLA I LINFOCITI NATURAL KILLER

Uno dei tipi di cellule stimolate dalla melatonina è il linfocita natural killer o linfocita NK. I linfociti NK sono specializzati nell’attaccare due degli invasori più subdoli del nostro corpo, le cellule tumorali e le cellule infettate da virus. Questi particolari nemici sono molto difficili da individuare da parte del sistema di sorveglianza, poiché si travestono da cellule sane.

I virus si nascondono all’interno di una cellula e, assunto il comando del suo meccanismo interno di funzionamento, realizzano cloni cellulari lasciando pressoché inalterato  l’esterno della cellula per non rivelare la loro presenza. Le cellule tumorali sono altrettanto astute, poichè conservano praticamente tutti i segni distintivi esterni delle cellule sane da cui derivano. Identificare una cellula infettata da un virus o  una cellula maligna è come cercare di distinguere gli alleati dai nemici su un campo di battaglia in cui entrambe le parti indossano la stessa uniforme. Fortunatamente, le nostre cellule NK  sono riuscite ad inventare un metodo per riuscirci.

Assumere  piccole quantità di melatonina può provocare uno straordinario aumento della produzione di linfociti NK. 

LA MELATONINA STIMOLA  LA PRODUZIONE DEI  FAGOCITI

Un’altra proprietà della melatonina è quella di far  aumentare la capacità di uccidere in una vorace famiglia chiamata “ fagociti”. Il termine fagocita significa “mangiatore di cellule”, una denominazione adatta per queste affamate creature, il cui principale compito è quello di ingerire e digerire il nemico. Quando il nostro corpo subisce una infezione virale o batterica, i fagociti sono i primi a giungere sulla scena  e gli ultimi ad andarsene. Quando essi identificano i loro obiettivi, emettono lunghe protuberanze che intrappolano i batteri o i virus invasori, li attirano all’interno dei loro corpi informi e quindi li inghiottono. Quindi li isolano in tasche piene di liquido dette vacuoli e infine li assalgono con esplosioni di radicali liberi e sostanze chimiche nocive distruggendoli. Quando tutti i nemici sono stati distrutti, i fagociti si preparano al loro lavoro successivo, cioè alla pulizia delle macerie. I fagociti sono così diligenti nel loro compito che, se la situazione lo permette, ingeriranno, distruggendoli, moltissimi nemici che essi tessi hanno ucciso.

                                      LA MELATONINA STIMOLA IL GM-CSF

Maestroni e Conti nel 1995 annunciarono che la melatonina favorisce la crescita delle cellule del midollo osseo.

Tutte le migliaia di miliardi di globuli rossi e  globuli bianchi ( o leucociti ) del nostro corpo derivano dalle stesse cellule madri, le cellule staminali indifferenziate che si trovano nel midollo osseo. Se tutte le cellule del nostro sistema immunitario venissero distrutte ad eccezione delle cellule staminali, sarebbe in teoria possibile ricostruirle.

Vi sono numerosi casi in cui è importantissimo stimolare le cellule del midollo osseo. Per esempio in soggetti sottoposti a chemioterapia ( quasi tutti i farmaci utilizzati per distruggere le cellule tumorali sono tossici per il midollo osseo e provocano la perdita di un numero molto molto elevato di globuli bianchi ) e in soggetti  con un sistema immunitario depresso a causa dell’invecchiamento, dello stress  o delle malattie croniche.

Comprendere in che modo la melatonina stimola le cellule del midollo osseo significa scoprire la complessità e l’interdipendenza del sistema immunitario. Essenzialmente , la melatonina funziona come il primo corridore di una squadra ben allenata di staffetta. Per dare avvio alla corsa, la melatonina si lega al suo recettore sul linfocita T-helper. Quest’ultimo è il corridore successivo della squadra e produce una quantità maggiore del fattore IL-4. Questo fattore prende quindi il testimone e stimola la produzione di una sostanza detta fattore stimolante la crescita di granulocidi e macrofogi (che fortunatamente si può abbreviare con  GM-CSF ). Il GM-CSF che è l’ultimo corridore della squadra, invia un messaggio di stimolo alle cellule staminali situate nel midollo osseo. L’effetto complessivo di questa azione coordinata è che il nostro organismo dispone alla fine di una grande quantità di linfociti che possono proteggerci dalle malattie. Sebbene ora sia   possibile stimolare le cellule del midollo osseo somministrando ai pazienti una versione sintetica di GM-CSF, il composto sintetico è costoso e può provocare effetti collaterali quali febbre e nausea . La melatonina, invece, è atossica, economica,  priva di effetti collaterali negativi, e può avere  la medesima efficacia.              

LA MELATONINA COMBATTE I RADICALI LIBERI

E’ stato accertato che la melatonina possiede proprietà antiossidanti maggiori di qualsiasi altra sostanza idonea a combattere i radicali liberi. I danni causati dalla ossidazione delle cellule da parte dei radicali liberi sono numerosi e tutti degenerativi.

La melatonina combatte e distrugge il radicale libero più pericoloso: il radicale idrossile con una capacita maggiore di cinque volte rispetto al glutatione  e risulta efficace il doppio della vitamina E nel rendere inattivo il radicale liberto perossile.

Queste scoperte mettono in evidenza il ruolo anti-invecchiamento della melatonina e la sua grande efficacia nella prevenzione delle malattie tipiche dell’età avanzata come il morbo di Alzheimer, il cancro, le malattie cardiache, ecc.

Studi e trapianti della ghiandola pineale, effettuati su cavie da Lesnikov e Pirpaoli, hanno dimostrato che veramente questa ghiandola è l’orologio che segna l’invecchiamento del corpo. Nel giro di cinque mesi furono effettuati trapianti incrociati della ghiandola pineale da cavie giovani a cavie meno giovani e fu costatato che quelle meno giovani, avendo ricevuto le ghiandole delle più giovani, vivevano più a lungo, si riscontrava un allargamento della ghiandola timo mentre quelle giovani che avevano ricevuto la ghiandola delle meno giovani, invecchiavano più rapidamente. 

Inoltre, alle cavie del primo gruppo ( quelle meno  giovani) fu aggiunta della melatonina  nell’acqua somministrata la sera. Si ebbe prova degli effetti positivi riscontrando un manto folto e lucido, occhi privi di cataratte, una migliore digestione, miglio tono muscolare e forza ed un comportamento da cavie giovani e nessuna si ammalò di cancro. Al  gruppo delle cavie giovani che avevano ricevuta la ghiandola dalle meno giovani  non fu stata somministrata la melatonina in aggiunta all’acqua serale. Le cavie di questo gruppo mostrarono tutte  segni di una età avanzata e tutte si ammalarono di cancro. Inoltre, le cavie trattate con melatonina manifestarono interessi e capacità sessuali fino alla loro morte. Tutto questo, se paragonato all’età umana, sarebbe come allungare la  vita di un uomo di venticinque anni.

Ulteriori ed approfonditi  studi hanno dimostrato che la melatonina aumenta gli effetti immunitari dell’interleuchina 2 (IL-2), usata nella terapia contro il cancro e ne riduce notevolmente gli effetti collaterali e la tossicità.

La melatonina, inoltre, innalza vertiginosamente le difese immunitarie del nostro organismo, grazie alla sua connessione con la ghiandola timo.

Essa produce una migliore risposta da parte degli anticorpi sconfiggendo i virus e limitando gli effetti derivanti da una eccessiva produzione di corticosteroidi dovuta a stress e ringiovanendo la funzione tiroidea, funzione che influenza la produzione di cellule T.

In occasione dei trapianti della ghiandola pineale da cavie giovani a cavie meno giovani  si è riscontrato, oltre a quanto già descritto, anche un innalzamento dei livelli di zinco, minerale  necessario per le funzioni immunitarie.

Da  un recentissimo studio condotto da Sande et.al. è emerso che la melatonina potrebbe aiutare a curare l’uveite, una patologia infiammatoria dell’occhio.

Le persone affette da uveite presentano un rossore ed un dolore improvviso agli occhi e la vista peggiora rapidamente. Se l’uveite non viene curata si può arrivare alla perdita permanente della vista. E’ stato stimato che il 10-15% dei casi di cecità negli USA dipendono dall’uveite.

Molte sono le cause che possono provocare l’uveite, inclusi cancro, lesioni oculari infezioni e malattie autoimmunitarie come artrite reumatoide o sclerosi multipla. Attualmente non esiste una vera cura per tale malattia. Spesso si fa ricorso al cortisone ma l’uso prolungato di gocce antiinfiammatorie può sviluppare il glaucoma.  

La relazione di questo studio sarà pubblicata nell’edizione di dicembre 2008 dell’American Journal of Pathology e in essa viene illustrato che la melatonina, che è priva di effetti collaterali negativi anche ad alte dosi, potrebbe diventare una promettente risorsa nella gestione della patologia da sola o accoppiata al cortisone. L’effetto antiinfiammatorio della melatonina darebbe certamente beneficio ai pazienti affetti da uveite cronica e ridurrebbe l’incidenza e il grado delle complicazioni indotte dal cortisone.